GIULIA GATTO MONTICONE: “UN VIAGGIO DI RITORNO DAL MESSICO A DIR POCO ALLUCINANTE”

Il loro terzo tabellone Slam, dopo averne conquistati due lo scorso anno sul campo (Roland Garros e Wimbledon) e averne sfiorato uno nel 2020 (Australian Open con il raggiunto turno decisivo delle qualificazioni) Giulia Gatto Monticone ed il suo coach e compagno di vita Tommaso Iozzo, lo hanno virtualmente meritato al termine di un viaggio di ritorno dal Messico che la giocatrice torinese, attuale numero 3 d’Italia e 150 del mondo, definisce allucinante: “Eravamo ad Irapuato – racconta – quando il torneo è stato interrotto per l’emergenza mondiale del coronavirus ed abbiamo saputo della cancellazione dei tornei successivi, su tutti quello che avrei dovuto disputare la settimana dopo, il 125.000 $ di Guadalajara. Così abbiamo immediatamente deciso di rientrare in Italia. Non è stato facile perché da Irapuato a Città del Messico abbiamo dovuto viaggiare in macchina. Circa 300 chilometri in 7 ore. Poi il dubbio e un po’ di panico di poter volare su Parigi, con gli sguardi dei locali che iniziavano ad assumere sempre più toni scuri nei confronti dei presunti “untori” italiani. Siamo partiti il giovedì sera e dopo aver dormito una notte a Parigi, senza la possibilità di volare su Malpensa, ormai chiusa, abbiamo optato per il TGV, arrivando il sabato sera in una Torino deserta. Forte l’impatto tra la quasi normalità in Messico (solo 18 i casi quando siamo partiti) e lo spettro della nostra città vuota e quasi irriconoscibile. Un viaggio che non dimenticheremo, vissuto con l’ansia del non poter tornare e con il continuo contatto con i nostri familiari che ci esortavano a farlo il prima possibile”.

ORA LA CASA E LA RICERCA DI CIO’ CHE SOLITAMENTE MANCA
Da circa 15 giorni la 32enne giocatrice di Castiglione Torinese è a casa, con mamma, sorella e nipoti, e cerca di allenarsi fisicamente: “Nell’arco dell’anno avevo dormito solo 4 giorni a casa e quindi per ora non sento il peso dello stare rintanata tra le mura domestiche, anche se è ovvio che farlo per scelta o per dovere cambia. Ma è l’unica soluzione in questa delicata fase dell’emergenza. Per non deprimersi occorre organizzare la giornata e sfruttare le ore dedicandole a ciò che solitamente gli impegni di vita e professionali non ti consentono di fare. Mi impegno con due sedute fisiche al giorno, “aggiustandomi” con trx, elastici e rulli, cercando di consumare le maggiori energie possibili, anche perché altrimenti diventa difficile prendere sonno la notte. Mi concentro inoltre sulla prevenzione e sul mantenimento sotto il profilo fisico, aspetti che normalmente vengono curati meno nel corso di una stagione regolare. Poi pulisco, riordino e leggo, testi di psicologia, meditazione. Insomma faccio i compiti a casa. Per ora di allenamenti con la racchetta non si parla, anche se faccio parte delle giocatrici inserite nell’elenco della Federazione che avrebbero diritto a svolgerli”.

LA RIPRESA POTREBBE ESSERE PIU’ LUNGA
“Ostico pianificare i prossimi impegni. E’ tutto fermo fino al 7 giugno ma personalmente ho la sensazione che anche la stagione su erba salterà. Il problema è mondiale e alcuni Paesi devono ancora entrare nella fase più delicata dello stesso. Impensabile che tutto possa ricomporsi nel breve, meglio aspettare e riprendere quando ci saranno per tutti, atleti e pubblico, le doverose certezze per quanto concerne la salute”. Riviviamo l’inizio del 2020: “Un po’ di rammarico per non aver raggiunto il main draw a Melbourne ma nel match decisivo la britannica Dart è stata decisamente migliore della sottoscritta, meritando la qualificazione al termine di un match perfetto. Peccato anche per l’assenza di lucky loser, che solitamente ci sono”. Olimpiadi posticipate di un anno, con il sogno di esserci che rimane in vita: “Sarei potuta essere una delle papabili nel 2020, in assonanza con le classifiche post Roland Garros. Ora tutto cambierà ma vedremo. Cercherò con forza e risultati di poter essere della partita nel 2021, sarebbe bellissimo”.

LA PRIMA VOLTA IN FED CUP
Come bellissima è stata la prima esperienza con la maglia della Nazionale, a Tallin nel preturno vincente di Fed Cup: “Come ultima arrivata non sapevo che cosa mio sarebbe aspettato. Invece mi sono subito inserita nel gruppo ed è stato esaltante. Ho scoperto una Camila Giorgi molto simpatica e disponibile, completamente diversa da ciò che molti pensano in modo superficiale sia. Con Jasmine Paolini e Martina Trevisan invece ci conoscevamo già bene. Così con la capitana Tathiana Garbin che non ha sbagliato una mossa nell’arco delle diverse giornate, scambiandoci tra singolari e doppi e ottenendo il massimo da tutte. Un format, quello dei gironi, che credo sia piaciuto anche al pubblico. In questo periodo ci sentiamo con regolarità, per farci compagnia e scambiarci curiosità ed esperienze. Ora manca la sfida con la Romania, rinviata a data da destinarsi, nella quale cercheremo di dare nuovamente il massimo”. A Giulia non manca tanto il campo quanto la routine degli allenamenti: “Il contatto con il mio staff, che peraltro sento regolarmente, l’andare al circolo, il confronto diretto. Intanto riguardo i miei match del 2019 e sto aspettando che la Wta mi mandi gli ultimi del 2020, di cui ho fatto richiesta”.

IL CONSIGLIO
La chiusura è con un consiglio per vivere con più intensità anche queste giornate strane: “Ponetevi dei mini obiettivi e cercate di raggiungerli, vi aiuterà a sentirvi meno soli e più preparati quando tutto sarà passato. Vale per noi atleti ma anche per la gente comune”.

di Roberto Bertellino

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