ANDREA VAVASSORI E IL SERVE & VOLLEY CHE STUPISCE

Andrea Vavassori, torinese classe 1995, ha raggiunto il best ranking in singolare, di numero 278 del mondo, nel febbraio del 2020, poco prima che tutto attorno a noi assumesse contorni sconosciuti e terribili. Un 2020 che sembrava dunque essere partito con il passo giusto: “Un inizio di anno positivo – conferma il figlio d’arte allenato dal padre Davide -. La trasferta in un altro continente è stata una scelta coraggiosa con spese importanti affrontate per misurarmi e misurarci in Nuova Zelanda e Australia. Prima un futures, nel quale ho fatto finale in singolare e ho vinto il doppio in coppia con Luca Margaroli. A Noumea due walk over con un po’ di fortuna, poi la finale. L’obiettivo era quello di competere il più possibile e prendere il ritmo e direi che è stato raggiunto. A Bendigo, un importante Challenger australiano, una semifinale conquistata grazie a due belle prove contro Fucsovics e Dzhumur”. Più doppista o singolarista?: “Fin da piccolo ho giocato il doppio, anche in ragione del mio tipo di tennis, aggressivo e a rete. Ho proseguito in entrambe le specialità e sono state sempre complementari. La rassegna di tandem mi ha aiutato anche a progredire nel singolare”.

UN 2019 DA RICORDARE
Nel 2019 le prime testimonianze importanti della caratura ottenuta: “La prima parte del 2019 non è stata facile con nel modifiche introdotte dal ”Transition Tour” e le difficoltà ad entrare in tabellone per noi giocatori che arrivavamo dai futures. Mi sono giocato bene le carte avute e piano piano sono entrato nei main draw dei tornei, attraverso le qualificazioni. Il vero momento di svolta è arrivato nel Challenger di Vicenza, dove sono stato fermato e di misura da Baldi negli ottavi. Di lì ho giocato sempre meglio ed ho preso fiducia. A Poznan vittorie importanti contro Pedro Martinez, Oscar Otte e Giannessi, partendo dalle qualificazioni e raggiungendo la semifinale poi persa contro l’ex numero 5 del mondo, Tommy Robredo. Bene anche in doppio e tanti punti incamerati”.

L’ATTIVITA’ DURANTE LO STOP E LO STAFF
Ora Andrea Vavassori è fermo, come tutti i suoi colleghi, uno dei primi a farlo. Nella prima fase dell’emergenza sanitaria ancora allenamenti con la racchetta al TC Pinerolo, con il padre e il fratello, poi?: “La cosa principale in questo momento è riuscire a rimanere in salute e non aggravare la situazione degli ospedali, già molto delicata. Ho deciso di non partire per il Sudamerica e l’ho spiegato in una lettera. In questo momenti non è il caso di rischiare, meglio stare a casa e aspettare che la situazione migliori”. Cosa sta facendo ora il torinese?: “Sto seguendo un programma fisico. Con il mio preparatore Marco Sesia abbiamo deciso di spingere sotto il profilo atletico. Alterno i pesi agli spostamenti e al lavoro di esplosività. Poi svolgo un programma mentale che seguo con il mio consulente Gianfranco Santiglia”. Uno staff composito a seguito del giocatore: “In questi anni abbiamo fatto un buon lavoro anche in questo senso. Con Santiglia, che vive in Sicilia, ci sentiamo tutti i giorni. Con Marco Sesia abbiamo iniziato la collaborazione dallo scorso settembre e ci siamo trovati subito bene. Sto progredendo. Gabriele Scaglia il mio fisioterapista e poi il team di Ca’ Sport, che mi supporta sia nelle scelte di programmazione che nella customizzazione delle racchette”.

LA RIPRESA E’ ANCORA LONTANA
Lo stop, non c’è ancora una chiara luce in quanto a ripresa: “Il 13 luglio è ancora utopistico a mio parere. I professionisti devono viaggiare in più stati e non è facile immaginare come davanti all’attuale emergenza. Entro maggio sapremo bene le decisioni in merito e sono contento che a prenderle sia Gaudenzi, una persona molto preparata. Vedo più plausibile e saggia l’organizzazione di un circuito nazionale”. Le spese per affrontare la stagione e una redistribuzione dei montepremi. Cosa ne pensa Andrea Vavassori?: “Ho condiviso una lettera di Mouratoglou che sensibilizzava sul tema. Il cambio è necessario per i giocatori a livello Challenger e Future. Lo stop attuale potrebbe essere occasione per parlarne seriamente. A Bendigo, per esempio, ho preso un prize money complessivo tra singolo e doppio che era un quinto di quello di un primo turno Slam a livello di qualificazione (pur perdendolo). Sono favorevole alle grosse cifre nei tornei dello Slam ma anche a livello Challenger bisogna alzarle. Mi sembra che la sensibilità dell’ambiente stia aumentando”.

SOGNI E OBIETTIVI
Le prospettive di Andrea, numero 2 italiano in doppio. Sogni e obiettivi: “Erano importanti a inizio stagione. Riuscire ad arrivare il prima possibile a giocare tornei dello Slam. Centrare la 230esima posizione in singolo ed entrare tra i top 100 in doppio per agganciarmi a qualche big come Sonego o Berrettini per giocare anche ATP 250 e cercare di fare punti pesanti. Due cari amici che hanno nella determinazione l’arma in più. Lorenzo è un lottatore nato che riesce a vincere partite impossibili. Matteo ha una grande forza mentale e due colpi fenomenali come diritto e servizio”. Spettacolare il gioco di Andrea Vavassori, il “serve & volley” che stupisce: “Spero di continuare a sorprendere i miei rivali, che peraltro iniziano a conoscermi. Sono cresciuto a videocassette di specialisti della rete, come Sampras e Rafter”.

RAFTER E RODDICK GLI ESEMPI
Gli idoli sono importanti: “Rafter, appunto, e Roddick, dotato di un diritto fenomenale e di un servizio altrettanto efficace”. Il torneo dei sogni è ben delineato: “Wimbledon, per il fascino dell’erba, superficie sulla quale peraltro non ho mai giocato. Sono cresciuto sui terreni veloci, asfalto e poi erba sintetica sul campo del nonno. Qualificarmi in tabellone all’All England Club e vincere il doppio sarebbe speciale”. Il tennis permette di crescere anche come persona: “Sono grato a questo sport per i tanti rapporti che mi ha permesso di creare. I social ci consentono oggi di tenerci in contatto. Così con Julian Ocleppo, storico compagno di doppio, Andrea Pellegrino, Gianluca Mager”. La speranza: “Dovremo essere uniti per risollevarci, nel tennis e nel lavoro di tutti i giorni. Solidarietà è la parola d’ordine, senza abbattersi. Non sarà facile soprattutto all’inizio ma ce la faremo”.

di Roberto Bertellino

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