FRANCESCA SCHIAVONE E LA FORZA DELLA VITA. ORA UN BISTROT A MILANO
Un’emozione immensa per Francesca Schiavone vincere il Roland Garros 2010, come ha ricordato in una lunga intervista a Sport Week, ma quella più grande per la “leonessa” è “essere in vita“. Negli scorsi mesi l’ex n° 4 del mondo infatti dovuto lottare contro uno degli avversari più ostici e subdoli a cui la vita possa metterci di fronte, un tumore. “Inutile dire che è stata la battaglia più dura della mia vita, non è comparabile con nessun’altra cosa che mi è successa. Alle volte ci penso ancora e so che un po’ sono nelle mani di Dio e un po’ nelle mie. D’altra parte non è che con il tumore chiudi la partita e finisce tutto. Adesso sto bene ma dentro un po’ di paura rimane, in particolare nei momenti in cui mi avvicino agli esami di controllo. E sarà così ancora per qualche anno. Quando ti trovi lì e devi aprire il referto… beh, non è facile. Poi vedi che è tutto ok e allora vai a bere una coppa di champagne“.
La battaglia più dura di tutte per Francesca, affrontata con forza anche grazie all’amore e alle attenzioni degli affetti più cari. Chi ha saputo per primo della malattia? “Mia sorella Virginia, eravamo assieme in quel momento. Anzi, è lei che lo disse a me leggendo il referto dei medici. Poi a papà e mamma che all’epoca stava già combattendo contro un brutto male. E a Sileni. Per molto tempo sono stati gli unici a saperlo. Senza il loro appoggio non so come avrei fatto a superare questa situazione. Attenzioni, amore, coccole, cure. Mi hanno dato davvero tutto“.
E il supporto della religione, alla quale Francesca si è avvicinata ulteriormente nel periodo della malattia: “Nonostante le pazzie che ho fatto durante la mia vita, sono sempre stata una persona che quando aveva la possibilità andava a messa e diceva le sue preghierine prima di andare a dormire. Questa pratica è notevolmente aumentata durante la malattia. Mi ha dato una forza incredibile. Spesso ero da sola in casa con i miei pensieri e in quei momenti ho chiesto tantissimo. E ho fatto un paio di promesse: una la sto portando avanti, l’altra ancora la devo mantenere“. […]
Ma nella carriera strepitosa della “Schiavo” non c’è solo il trionfo parigino. L’ex n. 4 del mondo detiene ancora il record del match femminile più lungo della storia, quello vinto contro Svetlana Kuznetsova all’Australian Open 2011, 6-4 1-6 16-14 al terzo set dopo 4 ore e 44 minuti e dopo aver salvato sei match point: “Ricordo bene quel match, lei tirava a duecento all’ora di dritto e io rispondevo pan per focaccia, incredibile. Giocavamo bene, è stato vero spettacolo. E non finiva più. Basti pensare che gli highlights durano ventisette minuti. Il giorno dopo non riuscivo praticamente a muovermi. Lo sforzo era stato enorme”.
A proposito di colleghe, si dice che nel circuito femminile non sia sempre facile e scontato tessere legami di amicizia; e Francesca conferma di non aver avute amiche nel tour. Ma c’è un’eccezione, Flavia Pennetta: “La conosco da quando era nana e rompiscatole. Negli anni il nostro rapporto si è rafforzato sempre di più. Ma l‘amicizia, quella vera, bellissima, è sbocciata l’anno scorso mentre io ero sotto chemioterapia e lei stava aspettando la bambina, Farah. Avevamo più o meno le stesse reazioni fisiche originate però da qualcosa di diverso”.
Nell’attesa di rivederla in campo come coach, ora Francesca si gode la sua nuova attività, legata al mondo della gastronomia. Da sempre esperta gourmet, ora ‘Schiavo’ ha appena portato a termine il progetto di lanciare il proprio Bistrot, a Milano: “Era un sogno che coltivavo da tanto tempo e sono curiosa di vedere come andrà. Nel frattempo, in attesa che passi questa bufera del coronavirus, il bistrot ospita una bottega di prodotti culinari molto ricercati. Lavoriamo con consegna a domicilio“.
Mai banale la Leonessa, con un cuore grande così, dentro e fuori dal campo. Tra poco più di un mese festeggerà quaranta primavere e altre battaglie, ovviamente da vincere, la attendono.
estratto dell’intervista