BERRETTINI SI ARRENDE A RUUD CHE VOLA IN SEMIFINALE A ROMA
Partita intensa quella che ha visto impegnato per circa tre ore Matteo Berrettini, numero 1 azzurro e 8 del mondo, contro il sempre più convincente figlio d’arte Casper Ruud (Nor). Nel primo set il romano ha sfruttato un break in apertura, chiudendo 6-4. Nel secondo ha dovuto subire la stessa sorte. Break in avvio per il nordico che non si è fatto sfuggire l’occasione ed ha comandato gli scambi, con l’azzurro un po’ troppo lontano dalla linea di fondo: 6-3 Ruud e tutto da decidere nella frazione finale. In avvio altro break per Ruud, ma bella reazione di Berrettini, più tonico rispetto ai precedenti passaggi di set. Dal 3-3 i due giocatori hanno tenuto con buona destrezza i rispettivi turni di servizio. Berrettini in particolare quello numero 11 con ace e servizi vincenti, come nei suoi momenti migliori. Ruud a sua volta ha conservato con autorità la battuta nel game numero 12 e la soluzione del confronto è arrivata al tie-break. Berrettini subito aggressivo, per l’1-0. Mini-break dell’azzurro con diritto lungolinea vincente (2-0). Servizio vincente di Ruud (2-1). Ruud rimette le cose a posto con uno scambio ragionato che alla fine ha indotto l’azzurro in errore, di rovescio (2-2). Nuovo vantaggio azzurro con una bella trama d’attacco conclusa con uno smash (3-2). Risposta aggressiva di Matteo, per il 4-2 e la breve sosta nel tie-break. Si gira e si riprende con Ruud al servizio. Pur sulla seconda il norvegese riduce le distanze (4-3). Due servizi Berrettini. Sul primo non sbaglia mettendo a segno il classico schema servizio e diritto vincente, anomalo in questo caso (5-3). Sul secondo l’azzurro perde il controllo del diritto, in attacco, e il minibreak di vantaggio (5-4). Occasione importante sfumata. Pareggio di Ruud con battuta sulla riga e ace. Vincente per Ruud e match point, su servizio Berrettini (5-6). La palla in rete di Matteo decreta la fine dell’incontro in favore di Ruud, per la prima volta in semifinale in un Masters 1000. Peccato perchè tutti ci avevamo creduto, Matteo in testa.
di redazione