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MATTEO DONATI E LA NUOVA CARRIERA

Matteo Donati otto anni dopo ha riassaporato il gusto della vittoria, ancora più forte in considerazione delle tante traversie fisiche affrontate nelle ultime stagioni, in particolare dal 2019 al 2021 con tre operazioni, due al gomito destro e una doppia al polso e alla mano sinistra. Nella stagione in corso ha ripreso a giocare con una certa continuità anche se non sono mancati altri problemi fisici compreso nello scorso giugno il COVID che ha fatto in modo non così soft nonostante i suoi 27 anni e le tre dosi di vaccino: “Per 72 ore ho sofferto – dice oggi dopo aver superato anche questo ostacolo – poi mi sono ripreso ma per diverse settimane ho dovuto sopportarne gli strascichi”. Classe 1995, alessandrino doc, Donati è tornato a vincere nel 15.000 $ ITF di Kottingbrunn, in Austria. Come ha vissuto la settimana e cosa significa essere tornato ad alzare un trofeo, il sesto di carriera nel circuito ITF? “Significa molto da una parte – ha detto il giocatore piemontese – e dall’altra è una semplice tappa verso obiettivi più importanti. La settimana mi ha dato ulteriori risposte sulla mia ripresa. Ora, rispetto a quando avevo 20 anni, ho maggior consapevolezza su tutto e sto imparando a gestire meglio il mio corpo e i tempi di recupero. Sulla scia del trofeo appena vinto anni fa avrei preso l’aereo per il Belgio e sarei andato a giocare un altro torneo. Ho invece deciso, in accordo con il mio staff, di prendermi 15 giorni di riposo agonistico, per non sovraccaricare il gomito che a volte si fa ancora sentire. Programmeremo a breve i prossimi tornei che saranno comunque in Europa”. Quali i momenti chiave del torneo austriaco? “Senza dubbio la semifinale vinta contro l’olandese Houkes, ventenne che arriva da una serie di ottimi risultati. Ho superato il turno annullando un match point e conquistando il tie-break finale dopo quasi tre ore di lotta. Essere riuscito il giorno successivo a tornare in campo e dimostrarmi competitivo è stata una gran cosa, al pari di aver battuto un avversario esperto come il francese Denolly, seconda testa di serie, in due set”. Donati risalirà attorno alla 600esima posizione ATP, lunedì prossimo, ancora lontano dal suo best ranking di numero 159 del mondo fatto registrare nel 2015. Quali i prossimi traguardi? “Quelli che ci eravamo prefissati a inizio stagione, ovvero rientrare tra i top 400 ATP e poter puntare a giocare le qualificazioni dei Challenger. Lo step successivo, invece, attaccare la partecipazione nei 250 ATP, in qualificazione e poi in main draw. Rispetto a qualche anno fa il livello dei Challenger è salito, mentre è un po’ sceso quello degli ATP di valore più basso. Quando mi mettevo in discussione nei Challenger mi rendevo conto di non avere ancora le armi per essere competitivo nei 250. Oggi le due tipologie di tornei sono simili”. Ritorno alla vittoria da un lato e agli allenamenti nel circolo che lo aveva già visto protagonista qualche stagione fa. Quale? “Sono tornato ad allenarmi al Match Ball Bra con i fratelli Puci. Una sorta di famiglia tennistica che mi ha riaperto le porte dopo i due anni trascorsi a Tirrenia. Sono seguito in particolare da Massimo Puci ed Enrico Porro. Per la parte atletica mi affido privatamente a Riccardo Zacco e Gianluca Bargione, nonché all’osteopata Francesco Vischi e ai fisioterapisti Roberto Corino e Claudio Ceccarelli. Tutte figure fondamentali nel mio nuovo percorso per il quale non penso alle tempistiche”. Il tennis azzurro al maschile è sempre più in auge. Questo contribuisce ad incrementare lo spirito di emulazione in chi cerca il recupero ad alto livello come lei? “Senza dubbio soprattutto perché con molti di loro sono cresciuto e lo scambio di informazioni è costante, così lo stimolo reciproco. Con gli esperti un tempo c’era un approccio meno intenso, quasi simile a quello tra un padre ed un figlio. Oggi non è più così e vedere che in tanti ce l’hanno fatta aiuta anche chi come me sta risalendo la china”. Quale il suo auspicio in chiave personale? “Poter avere una stagione piena e con stop programmati come quello che mi sono preso ora, curando il fisico e ascoltandolo con molta attenzione. In più tornare a divertirmi quando scendo in campo”. Il tennis di Donati ha dovuto modificarsi a causa dei molti infortuni. Come?: “Non potevo impedire che ciò accadesse, dovevo adattarlo alle nuove condizioni. Così ora sto lavorando per tornare ad avere un servizio più incisivo, al pari del diritto. Un work in progress costante, in tutti i settori”.

di Roberto Bertellino