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JULIAN OCLEPPO E’ PRONTO AL RIENTRO

La passione per il tennis Julian Ocleppo l’ha ereditata dal padre Gianni, ex n° 30 del mondo, ma l’ha ben presto fatta propria tanto da continuare a combattere sul campo ma soprattutto fuori, a causa di una serie di problematiche fisiche che lo hanno costretto quasi a non giocare nelle ultime tre stagioni, con altrettante operazioni cadenzate: “La prima – ricorda Julian – è datata 2020, la seconda 2021, entrambe al polso. Poi lo scorso anno terzo intervento, al gomito. Nuovi problemi, al momento risolti grazie agli specialisti del J Medical. Ora sono in fase di ripresa e mi sto allenando quasi a pieno regime, dopo un piccolo infortunio all’addome cui sono andato incontro in Bahrain”. Allenamenti che il piemontese classe 1997, talento indiscusso che nel 2019 stava iniziando a dare segnali importanti, vedi il successo contro il bielorusso Ivashka, sta svolgendo al TC Piazzano di Novara, con lo staff di Matteo Sacchi e spesso in compagnia di un altro tennista di casa in ascesa, Giovanni Fonio. Un cambio di scenario che nasce come? “A volte cambiare aiuta anche a livello motivazionale, ferma restando la collaborazione con Alessandro Motti. A Novara mi trovo molto bene sia sotto il profilo tecnico che personale, anche se quando sono a Torino mi alleno al Circolo della Stampa Sporting con Federico Gaio. In questo periodo sto aumentando l’intensità e dalla prossima settimana sarò pronto per lavorare su tutti gli aspetti del gioco, compreso il servizio”. Attualmente Julian ha classifica protetta, attorno alla 350esima piazza mondiale e potrà usufruirne fino al termine del mese di marzo. Poi? “Tireremo una linea e di lì ripartiremo. Intanto prenderò parte a diversi tornei Challenger in marzo cercando di accumulare il maggior numero di punti possibili”. Quanto è difficile rimanere al per così tanto tempo e come si superano momenti come questi? “Le difficoltà sono molte – confessa apertamente – perché non è possibile finalizzare gli sforzi a obiettivi reali, cioè la presenza nei tornei. Quindi rischi anche di perdere le motivazioni e lavorare meno bene di quanto dovresti fare. E’ però proprio nelle difficoltà che ti rendi conto di quanto ami questo sport. Non bisogna mai abbattersi, anche quando sale lo sconforto e pensi che una delle opzioni è quella di appendere la racchetta al chiodo. Poi l’allontani anche perché chi ti è attorno fa di tutto per sostenerti e condividere le difficoltà. Un grazie di cuore a tutti coloro che l’hanno fatto e ancora lo stanno facendo”. Quanto è cambiato il tennis nelle ultime stagioni, guardando il movimento dalla finestra? “Tantissimo ed è salito molto il livello medio dei giocatori. Una volta se ti iscrivevi ad un futures o ad un 15.000 $ sapevi che salvo casi eccezionali almeno nei quarti riuscivi ad arrivare. Oggi non è più così, tutti giocano bene e sono forti fisicamente. Non ci si deve sorprendere se un 800 del mondo batte un top 100. Le distanze sono minime, almeno io penso questo. Pertanto le cadute inattese sulla carta sono possibili, al pari degli exploit”. Dove vorresti farlo il tuo? “A Montecarlo, un torneo al quale sono particolarmente legato e nel quale alcune stagioni fa sono riuscito a battere il fratello maggiore di Zverev. Atmosfera veramente particolare e di casa, quella del Principato per il sottoscritto e la mia famiglia”. Torniamo agli infortuni, costante ormai del circuito, ad ogni età e livello. Quali le cause? “Il tennis è uno sport che non ha praticamente soste ed eguali nel panorama delle varie discipline. Bisogna gestire bene la programmazione e anche i tempi del rientro dopo lo stop. Recentemente mi ha stupito l’immediato ritorno al successo di Alcaraz, dopo la sosta forzata di questi tre mesi. Meno il fatto che abbia nuovamente avuto problemi dopo due settimane consecutive di gare”.

di Roberto Bertellino