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TROPPO ALCARAZ PER ARNALDI

La lettura è chiara. Carlos Alcaraz è di un altro pianeta e in alcuni momenti Matteo Arnaldi ha cercato di atterrarci sfiorando la piccola impresa. Ma il satellite iberico è rimasto in orbita senza farsi scalfire, al termine, uscendo vincitore per 6-3 6-3 6-4. Non era facile farsi trovare pronti per la grande sfida, al cospetto di un Artur Ashe Stadium gremito e coperto (per un rischio pioggia che non si è materializzato) considerando che trattasi di scenari inediti per il giovane azzurro. Il sanremese è partito convinto e dopo lo 0-30 al primo turno di servizio ha fatto partita pari per quattro game (2-2), deliziando la platea con alcune accelerazioni di diritto e di rovescio. Alcaraz ha atteso il momento giusto e nel sesto gioco ha operato il break, dopo un brutto errore di Arnaldi che ha gettato out una palla sulla carta facile (0-30). La prima frazione è così andata in archivio al nono gioco per Carlos che ha infilato il nostro con passanti millimetrici, è venuto a rete con maestria, e ha stupito nel complesso per l’efficacia delle proprie giocate a tutto tondo. Un break all’inizio del secondo set lo ha indirizzato verso la stessa conclusione. Alcaraz ha bissato il 6-3 mai dando l’impressione di essere in difficoltà. Arnaldi ha continuato a crederci confermando di non essere lì per caso. Nella terza parte di gara l’azzurro, per la prima volta al quarto turno di uno Slam, è andato avanti di un break (2-1 e servizio) ma si è subito fatto riprendere da un Alcaraz mai domo e sempre concentrato. Lo spagnolo ha colto il break nel decimo gioco e si è issato nei quarti. Per Matteo solo applausi perchè lo US Open gli ha dato una nuova dimensione e la sua progressione verso i top 30 è destinata a proseguire. Lunedì prossimo sarà per la prima volta top 50.
Stavo bene, non vedevo l’ora di giocare questo incontro. Sono entrato, ho cercato di essere me stesso da subito e credo di esserci riuscito.” Così il sanremese al termine. “Non ho giocato la mia miglior partita e non era facile farla. Non mi vedo così lontano, ma ancora c’è differenza e si è vista nei momenti importanti. Non credo che lui abbia alzato il livello in quei frangenti, più che altro sono stato io a fare errori.” L’analisi è lucida: “Mi pongo degli obiettivi, anche alti perché sono molto critico, però alla fine conta il lavoro, quello faccio con il mio team. Da ora in poi non sarà più una prima volta e spero di gestirla meglio”.

di redazione